domenica 22 febbraio 2009

riflessioni

Riflessioni su vecchi e nuovi fenomeni migratori.

Il più forte, il più antico, il più greve dei punti in comune tra emigrazioni vecchie e nuove è di certo la speranza, che porta ad affrontare avventure verso l’ignoto o verso un sogno impreciso e dorato raccontato ieri dai migranti per lettera ad amici e parenti, oggi anche dalla pubblicità. Il mio amico Mohamed, venditore ambulante e mio fornitore di calzini caldi e sorrisi generosi, aveva sentito gran bene dell’Italia in tv. Male non ci sta, perché, come tanti vecchi e nuovi migranti, si è saputo costruire uno spazio nella nuova terra che l’ha accolto. Ma forse gli italiani del sogno americano avevano, ai tempi, qualche possibilità in più. Oggi chi arriva in Italia da lontano, e parlo dei cosiddetti “regolari”, affoga in una burocrazia esasperante e umiliante. Sarà paragonabile alla quarantena dei migranti del sogno americano o alle petizioni degli svizzeri per mandare via gli italiani? In comune allora abbiamo anche le paure del diverso che si vivono più o meno dovunque gli abitanti del paese ospitante. All’attuale situazione poi dei cosiddetti “clandestini” in Italia arriverò in seguito. Per ora mi fermo ai tratti comuni: la speranza in una situazione migliore, speranza spesso delusa almeno oggi, e le variegate difficoltà di farsi accettare, quasi che chi viene da lontano sia automaticamente colpevole di qualcosa. E ora passiamo alle differenze. Certo, i viaggi ora sono molto più facili, escludendo chi viaggia in condizioni precarissime sui gommoni o sulle carrette del mare, ma quelli, si sa bene che sono i clandestini. Chi ha avuto la fortuna e la capacità di integrarsi nella nostra società, può facilmente, come il mio amico Mohamed, tornare a casa due volte l’anno, mantenere i contatti per telefono e anche via internet, tutte cose impensabili per i migranti d’antan. E certo questo migliora molto la loro qualità di vita.
Quali i vantaggi delle migrazioni per il paese ospitante? Dovrei dire la presenza di forza lavoro a basso costo, lo so, ma per me il più grande vantaggio per tutti è lo scambio di culture e il conseguente allargamento del pensiero, sempre, s’intende, per chi vuole capire. Lo svantaggio va tutto al paese di provenienza, che perde persone e idee.
Per rendere meglio fruibile il processo di emigrazione e immigrazione, infine, voglio esporre il mio pensiero iniziando con un discorso sui citati clandestini. I recenti fatti di Lampedusa, l’attacco ai rom, sono segnali di una chiusura negativa al massimo da parte di un governo evidentemente privo di memoria storica. I clandestini sono persone alla ricerca di un mondo più umano ed affrontano viaggi inverosimili per trovarlo – si può paragonare il titanic alle carrette del mare? - ed è pura vergogna per l’Italia che venga fatto trovar loro un mondo disumanamente infame. Per me che vivo una semplice discriminazione del diverso, ma ho una bella casa, cibo e amici, è facile e orribile immaginare le condizioni di uomini donne e bambini al centro di accoglienza di Lampedusa. Ma quale accoglienza!!!
Il rimedio? Siamo ancora in tempo e non è difficile. Basta accogliere sotto i nostri cieli tutte le persone con amore, sapendo che c’è posto per tutti e che tutti hanno qualcosa da dare. La chiusura, la violenza e le ronde, potranno solo peggiorare le cose.
Ho con questo scritto voluto esporre il mio pensiero, quello di un ragazzo disabile che ha imparato su di sé che cosa significa e quanto pesa il rifiuto.

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