sabato 24 gennaio 2009

racconto a puntate

La fabbrica di Nocella
Seconda puntata.

Infatti gli umani della fabbrica avevano previsto ogni cosa, e ben si stavano organizzando; stavano quindi lavorando al progetto di un complesso di villette a schiera per marmotte al pianterreno e scoiattoli al primo piano, dove sarebbero entrati saltando dai rami dei pochi noci rimasti. Inorridito, ascoltavo e mi chiedevo come impedire lo scempio del bosco che fin dall’infanzia era stato il mio rifugio ed era anche memoria di secoli e di eventi. Il vecchio noce avrebbe potuto raccontare storie per anni, scrivere dozzine di libri, cantare grandiose canzoni. E anch’io ne ero partecipe.
“immagino”, dissi in linguaggio boschivo, “che ci voglia un aiuto, qualcuno che abbia esperienza deve parlare al popolo dei boschi prima che gli scoiattoli, che sono velocissimi, vadano ai colloqui di ingresso perché gli umani sono tosti, sapete… possono convincere uno scoiattolo a lavorare dodici ore di fila in cambio di una decina di noci, o peggio, di una fetta di pane e Nocella.”
“e chi può aiutarci?” domandò Vik, triste. “Per fortuna le marmotte sono dormiglione e prima che si decidano ad andare a lavorare…”
“ci può venire in soccorso Bruk, una Poetessa grande quasi quanto te, Vik. Le poetesse hanno risposte per molti problemi! “
Bruk era mia amica da moltissimi anni: bellissima e grande, formava delle rime a volte un tantino ermetiche dato che riteneva che per risolvere un problema ci si dovesse almeno sforzare di capirlo. Per questo erano in molti a rivolgersi a lei. Bruk aveva anche un ranocchio portarime, Cracrà, che al bisogno le faceva da segretario e suggeritore. Io conoscevo la parola d’ordine tre volte ripetibile per chiamare Cracrà e la dissi nel pensiero, perché è segretissima. Il ranocchio venne saltando, verde e lucido d’acqua piovana: il tempo si era messo al brutto e lui aveva incontrato un temporale coi fiocchi.
“vedete un po’ che magnifica giornata!” disse allegro. Il vecchio Noce mosse il suo folto capo greve di foglie, amava anche lui la pioggia. E noi sotto di lui eravamo al riparo. Gentilmente raccontammo al ranocchio le nuove notizie del bosco di noci, non dimenticammo nulla…e Bruk apparve improvvisa e luminosa alla fine del racconto.
“di qua e di là dai noci
giungono guai veloci” poetò, sedendosi mentre iniziava a diluviare. Cracrà le saltò in tasca, facendo sporgere la testa verde chiaro.
“in altre faccende, molte vicende, chi non s’arrende ben si…”
“difende, sorprende, accende, riprende” suggerì Cracrà. Bruk sospirò, a volte il suo portarime era un po’ precipitoso.
“difende” concluse. Io allora ricordai di quando lo Spirito verde dei boschi si era alleato con Bruk e i poeti, gli animali e le fate e le masche, per impedire la costruzione di un fast food nel Bosco dei Poeti; però lì erano tutti d’accordo, mentre qui gli animali erano incerti… poi se ben rammentavo, Cracrà era in realtà un principe in incognito, figlio del re dello Spirito verde dei boschi. Mi aveva raccontato la storia la mia amica Camilla, che mi aveva poi fatto conoscere Bruk. E capii che Bruk voleva suggerire di rivolgersi ai poeti, che dal loro bosco foltissimo ci avrebbero potuti aiutare convocando i loro alleati.

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