domenica 30 novembre 2008

il testo che mi ha fatto vincere il premio.

Il 29 novembre a Firenze c'è stata la premiazione del concorso "giovani talenti, magnifiche eccellenze". Io ero tra i vincitori, sezione elaborati scritti. Ed ecco il testo del mio scritto:

Potreste crederci anche voi, dopotutto!

Nei miei pensieri bellissimi sogni si scatenano: buon giornalista sarò nei miei anni giovanili, scrittore quando la vita mi farà più esperto. Prima di giudicare banale questo progetto, ascoltate la mia storia. A sei mesi un vaccino ha stroncato i giorni di un possibile normale futuro, da allora sono disabile in carrozzina e in silenzio, ma ho ali che mi fanno volare e idee che mi danno il via. A scuola era già una scommessa; tre anni in più di materna feci, ai tempi, perché si pensava che più in là non potessi andare. Ma alle medie ho trovato chi credeva in me e ho iniziato a scrivere. Credetemi, la comunicazione facilitata è una bellissima invenzione per chi non ha il dono magico della parola detta. Lo so e lo vedo bene che molti non ci credono, che io possa veramente dire quello che penso, dato che non si crede che io possa pensare. Sapete, frequento la prima superiore, col mio bagaglio di comportamenti curiosi e un’etichetta attaccaticcia di ritardo cognitivo grave, indice a quanto pare di una scarsa propensione al conoscere, e non limite superabile dovuto ad esperienze che l’irrompere della patologia mi ha impedito. Chi non ha dei limiti alzi la mano: ma invalicabili appaiono i miei alla potente dea che ha nome scuola superiore, rifugio di bravi pensatori che amabilmente accolgono noi disabili gravi, -l’espressione gravi già fa intravvedere il notevole nostro peso sociale - purché ce ne restiamo al nostro posto. La nostra limitante testolina non ci consente un vero percorrere il tempo, il domani è difficile programma, per noi. Cospicui progetti futuri, fermi! Siete frutto di un equivoco, non potete esistere! Userei una metafora: noi disabili gravi siamo tarli nelle travi delle certezze dei normodotati, e scalfendole viene giù tutta la segatura e alla fine la trave crolla. Guai in vista, occorre prendere provvedimenti, il foro nel legno va coperto di cera così il tarlo soffoca e muore, ma non l’abbiamo direttamente ucciso. Nel mio attuale cammino mi trovo sovente a giocare il ruolo di tarlo nelle formidabili certezze dei miei insegnanti, che, pur non conoscendomi affatto, avevano già chiari i miei limiti. Per togliere un tappo di cera mi occorre, piccolo tarlo come sono, un cavatappi eccezionale: la mia intelligenza, travi barcollanti delle vostre certezze! Le mie diversità, garanti di un mondo migliore.

Portentoso sarebbe il futuro lavorativo del mondo, a voler comprendere questo semplice concetto. Le differenze sono l’urticante difesa da un potere disumano che ci vuole tutti uguali e perfettamente integrati, e chi non si adatta sarà disintegrato. Tuttavia nonostante la mia scarsa tendenza ad una integrazione disintegrante, reggo i ritmi scolastici senza gran fatica, e ho deciso di raccontare che cosa ritengo utile nel mio e nell’altrui futuro. Immagino nella mia mente un giornale che faccia conoscere avvenimenti del mondo, ma non un giornale di guerre, bensì un giornale di pace. In redazione ci saranno un po’ di ragazzi della comunicazione facilitata e qualche facilitatore. Gli articoli saranno scritti da noi e dai nostri corrispondenti dell’estero, normodotati o disabili che siano, l’importante è che vogliano partecipare, in un’ottica di cooperazione internazionale basata sull’onestà e su progetti di pace. Il ricavato delle vendite servirà a coprire le spese previste e no, e ciò che avanza servirà a finanziare nuovi progetti di pace.

Già vedo, poiché li conosco bene, quei sorrisetti di compatimento dei lettori di queste interessanti idee… Utopie? Se una trentina d’anni fa qualcuno avesse prospettato l’uso dei moderni telefoni cellulari, sarebbe stato preso per matto, e ora non sappiamo farne a meno. E poiché io ho realizzato l’utopia dell’esprimere liberamente il mio pensare, credo nella possibilità di realizzare altri e diversi progetti. Uno dei quali è quello di mantenere vivo l’uso dei libri, letti o ascoltati, perché ogni libro contiene un mondo di eventi e di idee in cui interagisce anche il lettore, senza i limiti imposti dalle immagini dei film o peggio degli sceneggiati della TV. Questa è ovviamente la mia opinione, ma mi ci attengo dato che amo i libri e vorrei scriverne. Il futuro è anche circolazione di pensiero, dappertutto, anche dove i bisogni primari sono ancora insoddisfatti, perché aiutare il pensiero è anche fornire capacità per soddisfarli; e del resto, il poter liberamente esprimere il proprio pensiero è di per sé un bisogno primario. Eppure si pensa che questo sia privilegio dei normodotati residenti negli stati occidentali e ricchi, e al massimo si pensa generosamente di fornire a chi è disagiato, dis-abilitato, cibo e medicine. Ma l’anima del disagiato rimane grande e formidabile e capace di insegnare e di apprendere: un giorno non lontano ve lo sapremo dimostrare.

lunedì 24 novembre 2008

un giorno tutto mio.

Oggi me ne sto a casa, i professori non mi rimpiangono di sicuro. Si divertono molto a cercare di dimostrarmi che io non capisco, non penso e non apprendo: io non ho voce per protestare, solo posso scrivere se facilitato, naturalmente come sapete a scuola questo non mi viene consentito. E certo sono un tipo complicato, signori, ma se soprattutto gli insegnanti di sostegno si dilettano a darsi da fare per dimostrarmi che non sono capace, la mia lotta è davvero dura... per loro è facile, devo adattarmi a quello che loro decidono, studiare senza appunti, indicare senza facilitazione, un piccolo tocco basterebbe per questo, no anzi so che potrei fare da solo se mi dessero il tempo e se credessero in me.
Ma il fatto è che gli faccio paura per la mia troppa volontà di vivere: io disabile grave, io urticante foriero di nascosti dubbi, io tanto piccolo desto paure tanto grevi.
Destino curioso il mio. Non devo arrendermi mai, un apripista del diritto allo studio, un seminatore di timori del nuovo, uno scalatore solitario, uno sfidante della piatta normalità. Spero di essere all'altezza del mio nonno partigiano e come lui mi dico: al diavolo la saggezza, andiamo avanti!

lunedì 10 novembre 2008

scrittura creativa

Se fossi....

Se fossi fuoco scalderei chi ha freddo,
se fossi vento porterei racconti,
se fossi acqua ognun disseterei,
se fossi Dio ridarei gioia al mondo;
se fossi il Papa giocherei di nuovo,
se fossi Obama abolirei le guerre,
se fossi morte verrei sempre gentile,
se fossi vita canterei la gioia.
Se fossi Walter come sono e fui
farei vedere tutto il mondo gaio
tristezza e noia lancerei lontano
violenza e guerra metto a fare il paio
insieme al mondo fanno solo un guaio.

Se....

Se quando gli altri dubiteranno di me
proprio come avviene oggi a scuola
saprò resistere e tener duro come faccio ora
e farò breccia in un solo cervello
se saprò ordinare a cuore e nervi
al mio strambo cervello funzionante
di tener duro contro tutto e tutti
nonostante la stanchezza e l'amarezza
mia sarà la terra e i suoi tesori
e, ciò che più conta, sarò Uomo
(e mica ce ne sono tanti....)