lunedì 9 giugno 2008

un mio racconto

Realtà e sogno

Urticante beltà, beh, tesoro mio, il paesaggio è bello, strepitoso, fa quasi piangere, con quei monti eternamente innevati lassù. Io e te ci andremo presto, aiutati dal nostro amore. Io camminerò avanti, per farti strada; lo sai, io sono il re del fantastico, da questa mia terrazza con vista sui vicoli bui e sui grandiosi campanili che svettano sulle grette anime locali. Ma che vita stramba è la nostra, a volte mi sembra che non esista né sogno né realtà, perché tu sola sai se esisti o no, delicata forte regina del mio cuore. Non so se è reale la mia prodigiosa nonna, matriarca del luogo, amabile cuciniera di sapori buoni e freschi, ma forse troppi, il loro profumo riempie l’anima, io desidero darle la mia poesia che lei trova irreale. Ma, mia cara fidanzata, io sento anche il tuo profumo, i tuoi occhi mi guardano bellissimi e oggi andiamo in montagna.

Testimoni del nostro amore saranno i ghiacci eterni, quelli che non avremo desiderio di raggiungere perché non vorremo sporcare il loro candore speciale.

Non c’è nessuno su queste cime, solo noi due e le rocce e tanti minuscoli fiori blu come i tuoi occhi. Poesia è quest’aria sottile, il laghetto in cui immergi, per gioco, i tuoi piccoli piedi.

Sulla terrazza piove, ma la canzone delle grosse gocce è sottofondo alla mia poesia di fiabesco sentire. Tra poco sarà giorno, gli abitanti del quartiere si sveglieranno e cominceranno una grigia giornata, dato che non sanno guardare al di là del reale. Per loro la pioggia è solo acqua, per me è leggenda d’amore. E mi fermo ad ascoltare il canto lieve della buona pioggia di aprile, che fa crescere i fiori del mio amore poesiesco, nato dall’anima e percorso da fremiti di aria pura. Lontano, lontano da qui, da chi mi chiama il tonto, tonti siete voi che non avete mai visto le maestose montagne del mio amore.

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